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Così l'omeopatia può innescare diversi processi di autoguarigione

Così l'omeopatia può innescare
diversi processi di autoguarigione

Articolo in Corriere Adriatico del 20/06/2019 di Federica Buroni

Un metodo terapeutico cui si affidano sempre più persone. E’ l’omeopatia che, nelle Marche, viene utilizzata da circa 150mila persone. Ha una storia lunga e significativa: è stato un medico tedesco, Samuel Hahnemann, nei primi anni dell’800, ad elaborare questa particolare forma di medicina. Che si basa sulla prescrizione di sostanze di origine naturale con l’intento di stimolare i processi di autoguarigione dell’organismo. Negli ultimi tempi, però, questo metodo di cura è diventato il bersaglio di una campagna spesso disinformativa. A chiarire alcune delle questioni più controverse è Michele Gardarelli, medico chirurgo esperto della materia nonché docente e referente Siomi per le Marche, ovvero la Società Italiana di omeopatia e medicina integrata, tra le più importanti d’Italia. La premessa di Gardarelli è già un programma: «La medicina omeopatica è integrabile con la medicina moderna classica perché ha lo stesso obiettivo: curare il disturbo, la malattia».
Le peculiartità
Non solo cura, però. L’omeopatia è la più conosciuta tra le medicine non convenzionali e le persone si affidano perchè tiene in considerazione la totalità dell’essere umano e non semplicemente la malattia in sé, a differenza di quanto fa la medicina allopatica. I dettagli, allora: «La particolarità dell’omeopatia è quella di tenere in considerazione, in qualunque occasione, per la prescrizione di un farmaco, gli aspetti fisici, emozionali e mentali del malato per fornire un aiuto altamente specifico per ogni persona e adeguato alla situazione patologica». Insomma, si tratta di un metodo che mira a rafforzare l’intero sistema biologico dell’uomo.
I farmaci e la cura
I successi terapeutici, ricorda Gardarelli, «ne hanno determinato la diffusione in oltre 80 paesi del mondo, in alcuni dei quali è inserita nel sistema sanitario come in India , Brasile e Messico». In Svizzera i costi dei farmaci sono del tutto rimborsati, in Francia solo in parte. In Italia, l’avanzata legislazione in materia «prevede che la prescrizione di un farmaco omeopatico sia un “atto medico” e può essere effettuata solo da medici chirurghi e odontoiatri». La scienza è scienza. Questo metodo, infatti, va oggi considerato «nell’ambito della Medicina integrata e cioè quella che coniuga la medicina accademica con altri sistemi di cura». Un esempio? Potrebbe essere usata negli affetti da Sensibilità Chimica Multipla, che non tollerano i farmaci chimici.
Le patologie
Secondo l’esperto, alcune delle patologie che sono più spesso approcciate con l’omeopatia sono «quelle cronico-recidivanti come la cefalea, le infezioni respiratorie ricorrenti, il colon irritabile, le artriti croniche, la fibromialgia ed i disturbi emozionali. Inoltre, si può usare in gravidanza vista la quasi totale atossicità. In centri appositi italiani ed esteri, si usa per il supporto alle terapie oncologiche e per lenirne gli effetti collaterali». Un altro elemento caratteristico della teoria omeopatica è la legge di Hering che segnala se la cura sta procedendo bene. Ci sono 4 principi: la malattia progredisce dall’esterno verso l’interno mentre quando è curata correttamente guarisce dall’interno verso l’esterno, dall’ alto verso il basso e dal piano psicologico-mentale a quello fisico. Inoltre, la guarigione dovrà iniziare dagli organi più importanti e deve avvenire in ordine inverso rispetto alla comparsa dei sintomi.
Il medicinale omeopatico
E’ un composto ottenuto con un processo di diluizione e dinamizzazione. La diluzione permette di ridurre la tossicità del medicamento, con la dinamizzazione, il medicinale viene agitato dopo ogni diluizione potenziandone la sua azione. Esistono due tipologie: il medicinale unitario con una sola sostanza diluita e dinamizzata e quello complesso che consta di più sostanze con azione sinergica.
 
Da tempo smascherate campagne disinformative
Il metodo omeopatico è spesso oggetto di polemica. Dice Gardarelli: «Una campagna disinformativa che le Associazioni dei medici omeopati ha smascherato». Per esempio, due docenti, uno dell’ateneo di Verona e uno di Firenze, confermano «l’attività biologica di “molecole messaggere” in diluizioni omeopatiche e questo significa che il farmaco omeopatico non è “acqua fresca o zucchero” ma è biologicamente attivo». Esistono poi evidenze di efficacia dell’Omeopatia pubblicate anche su riviste scientifiche prestigiose. C’è di più: l’Istituto Superiore di Sanità ha deciso di aprire un tavolo di confronto per la revisione della letteratura scientifica cui parteciperanno anche la Federazione nazionale dei medici chirurghi e odontoiatri nonché i referenti nazionali delle società scientifiche omeopatiche».
 
I principi fondamentali da applicare tutti insieme
L’omeopatia si fonda su alcuni principi fondamentali che devono essere applicati tutti insieme: legge di similitudine (similia simili bus curentur e cioè i simili si curano con i simili), sperimentazione sul soggetto sano, rimedi potentizzati (diluiti e dinamizzati), bioenergia. E ancora: vis medicatrix naturae, dose minima sufficiente, individualizzazione del farmaco adeguato attraverso lo studio attento del paziente. Infine, i criteri della Legge di Hering per valutare gli effetti a lungo termine nel trattamento nelle malattie croniche. Insomma, l’omeopatia è un metodo terapeutico basato sulla sommistrazione di dosi molto basse di sostanze capaci di provocare nell’uomo sano manifestazioni simili ai sintomi che cura nel malato: appunto, la legge dei simili. Un principio fondamentale per la cura con la maggiore efficacia.

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